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Alfa Romeo rientra in Formula 1 con il proprio marchio

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Dall’«Alfa Corse» della Formula 1 anni ’50 all’attuale «Alfa Romeo Racing» corrono quasi 70 anni di distanza: ma il fascino del biscione è irresistibile e la notizia ancora più ghiotta

Partiamo dal comunicato di Alfa Romeo Racing e Fiat Chrysler Group:

Il Campionato del Mondo di Formula 1 2019 vedrà due dei marchi storici nel mondo delle competizioni sportive – Alfa Romeo e Sauber – tornare sui circuiti internazionali con i piloti Kimi Räikkönen, già Campione del Mondo nel 2007, e il giovane italiano Antonio Giovinazzi come «Alfa Romeo Racing», in luogo della denominazione dello scorso anno, «Alfa Romeo Sauber F1 Team».

Appena dopo un anno dalla sua fondazione, avvenuta il 24 giugno 1910, Alfa Romeo debuttò ufficialmente nel mondo delle corse vincendo la prima gara di regolarità a Modena. Da allora, la sua leggenda sportiva si è arricchita di vittorie e podi nei diversi Campionati internazionali, inclusa la Formula 1. Nel 2019 le auto di «Alfa Romeo Racing» gareggeranno sotto il vessillo del «Quadrifoglio», il simbolo che dal 1923 identifica le Alfa Romeo più performanti.

La sinergia tra Alfa Romeo e Sauber è iniziata nel 2018, con Alfa Romeo in qualità di Title Sponsor e, nell’ultimo anno, il Team ha fatto continui progressi concludendo il campionato all’ottavo posto. La durata della collaborazione è stata ulteriormente estesa, mantenendo invariate e indipendenti la proprietà e la gestione di Sauber. Come «Alfa Romeo Racing», le due società condividono lo stesso obiettivo: raggiungere risultati ambiziosi conquistando i vertici delle competizioni sportive.

La squadra, due volte Campione del Mondo di Formula 1 nel 1950 e nel 1951 con le mitiche Alfetta 158 pilotata da Nino Farina e «159» condotta da Fangio, ha spaziato in quasi le specialità dell’automobilismo e della motonautica, vincendo nella quasi totalità delle categorie in cui si è impegnata sia direttamente che attraverso l’indimenticata Autodelta diretta da Carlo Chiti, una costola dell’Alfa, allora controllata dall’IRI.

Alla fine degli anni ’70 l’Alfa tentò con Chiti un rientro in Formula Uno senza però sostenere sino in fondo la sua scuderia; rimase comunque famosa la vittoria nel G.P. di Svezia del 1978 dove la Brabham-Alfa Romeo BT46/B pilotata da Niki Lauda vinse a mani basse anche grazie alla presenza, in coda alla monoposto, di un ventilatore verticale che creava un efficacissimo effetto suolo aspirando l’aria che scorreva sotto il fondo della vettura per espellerla (assieme a polvere ed eventuali detriti) dietro alla vettura stessa e su quanti la seguivano.

Idea vincente ma giudicata eccessiva dalle Autorità sportive che bocciarono tale soluzione che continuò ad essere invece accettata negli USA per la Chaparral bi-posto sport per la quale, peraltro, era stata in precedenza inventata.

Tralasciando i diversi episodi e le vicissitudini vissute in quegli anni dall’Alfa in Formula 1 e tornando all’attuale e più diretto coinvolgimento del Biscione, Antonio Giovinazzi, in un tweet rilasciato sui propri canali social, ha sottolineato come non servano tante parole per commentare il cambio di nome del Team che, nella sua nuova dizione, esalta ancora di più la passione, la storia e l’italianità del Biscione.

Storia e romanticismo a parte, questa (bella) storia ha anche un importante risvolto finanziario: la trasformazione della ragione sociale di un team già esistente e regolarmente iscritto nel Campionato mondiale di F 1 (re-branding direbbero gli amici inglesi) costa poco o nulla agli interessati mentre la creazione, sia pure solamente formale, di una nuova squadra, comporterebbe:

  1. l’iscrizione ex-novo con i conseguenti, esorbitanti costi di cauzione ed iscrizione;
  2. la perdita dei punti precedentemente acquisiti in campionato e la ripartenza da zero con tutto ciò che questo implica in fatto di perdita di bonus e premi.

In tutto questo si percepisce chiaramente la regia del compianto Sergio Marchionne che, fatta entrare l’Alfa in F1 la scorsa stagione sotto forma di sponsor, non ha potuto vedere il completamento di un disegno – il suo – che con la fornitura alla Sauber di motore, cambio e sospensioni Ferrari ha portato quest’anno il marchio Alfa ad una presenza formalmente non coabitata nella massima formula.

E questo, sotto il profilo della comunicazione, dell’immagine e del cuore, conta tantissimo.

[ Giovanni Notaro ]