Un esercizio stilistico ispirato a 2 Chevaux, Mehari e Dyane: può più o meno piacere ma non passa inosservata e, in tempi di omologazioni continue, questa è una dote! Ma una macchina, oltre che ammirata va guidata, vediamo allora com’è fatta e come va la Cactus con il propulsore a gasolio 1.6 BlueHDi da 100 cavalli
La C4 Cactus è un atto di coraggio che vuole riproporre, concettualmente, il coraggio che ha caratterizzato il design Citroën più audace, quello delle progenitrici citate nel sommarietto oggi non più realizzabili perché non è più epoca, perché le normative antipollution non lo permetterebbero e anche se fossero motorizzate Euro6, andrebbero comunque a cozzare (termine appropriato, crediamo) con la normativa Euro NCAP.
Ed ecco quindi servita un’auto polivalente e sbarazzina che di 2 Chevaux, Mehari e Dyane ha ripreso, attualizzandoli, i concetti di semplicità ed originalità facendosi comunque notare al primo sguardo anche in mezzo al traffico.
In occasione di questo test Citroën ci ha messo a disposizione la versione dotata del propulsore diesel 1.6 BlueHDi da 100 cavalli abbinato anche al cambio ETG6 che fa a meno del pedale della frizione, per una vita più confortevole anche in città.
Gli esterni
Come ben sappiamo, i progetti del Gruppo PSA hanno sempre tenuto in gran conto l’utenza femminile che ha sempre ricambiato tale attenzione sotto forma di preferenza commerciale e affezione al marchio.
Proprio per tale ragione abbiamo affidato il giudizio estetico alla nostra graziosa driver Morena: giovane ma impegnata nella sua professione, dinamica ed attenta all’evoluzione del gusto, ci dice che “la C4 Cactus è glam grazie alla sua linea così anticonvenzionale e al tempo stesso molto pratica. Non passa inosservata e gli Airbump aggiungono un tocco di sicurezza contro i piccoli urti da parcheggio, oltre che essere elementi decorativi in linea con lo spirito dell’auto”.
Il design della C4 Cactus è infatti originale ed al passo coi tempi: più che una vettura di serie continua a sembrare un concept e, proprio come questo, attira molti sguardi ad ogni suo passaggio.
Il merito va alla sua linea tondeggiante, priva di spigoli, e contraddistinta, come appunto sottolineava la nostra driver, dagli Airbump laterali. Quest’ultimi dovrebbero servire a parare i colpi bassi di carrelli vaganti e portiere mosse da sbadati vicini di parcheggio ma, soprattutto, sono l’elemento stilistico che fa la differenza e che contribuisce in maniera determinante all’unicità dell’auto.
Al tempo stesso sono il dettaglio con i cui colori giocare per personalizzare la propria Cactus e diversificarla rispetto alle altre: una ventata di originalità in più in un panorama automobilistico che concepisce il bicolor solo su city-car o poco più o, all’opposto, su esemplari di gran lusso personalizzate da atelier particolari.
Il muso è caratterizzato dalle sottili luci diurne a Led che contrastano con i fari decisamente più dimensionati mentre la parte posteriore, grazie ai montanti inclinati ed alle contenute dimensioni del lunotto, ricorda un pochino quello di una coupé mentre la copertura in plastica pigmentata a contrasto che unisce i gruppi ottici posteriori, spezza l’uniformità della linea e rende il tutto più intrigante e dinamico.
Gli interni
La prima sensazione, una volta accolti dai sedili anteriori della Cactus, è di spazio e ariosità. Certo non siamo in una Picasso e d’altra parte formula e target sono completamente diversi… Inusuali la plancia che si sviluppa in orizzontale e che accoglie due schermi di cui uno destinato alla strumentazione e l’altro (touchscreen) impiegato per gestire infotainment, climatizzatore e computer di bordo; altrettanto fuori schema sono i comandi del cambio, in questo caso costituiti da tre pulsanti che ne sostituiscono la classica leva.
Notevole infine il vano portaoggetti posto sul cruscotto, ovviamente lato passeggero, da ben 8 litri, capienza ottenuta spostando l’airbag sul tetto.
Gli unici altri pulsanti presenti sono quelli posti sotto al display centrale che risulta così lineare esattamente come le bocchette asimmetriche centrali per l’areazione. Pratici i sedili anteriori le cui sedute sono unite da un elemento centrale imbottito; medesima funzione spetta al bracciolo centrale che, una volta rialzato, forma uno schienale ed ecco servito un sedile a tutta larghezza – stile vecchia Deesse – le cui due parti conservano comunque indipendenza di regolazione.
Detto dello spazio anteriore diciamo subito che anche dietro si viaggia comodi, con tanta libertà per le ginocchia, mentre la capacità del bagagliaio varia da 348 a 1.170 litri, una caratteristica positiva cui si contrappone l’elevata altezza della battuta del portellone posteriore rispetto al piano di carico che non facilita le operazioni di carico e scarico soprattutto in presenza di bagagli pesanti.
Per contro a partire dal model year 2016 è stato introdotto (optional a 200 euro) lo schienale posteriore sdoppiato, che rende questa vettura un po’ più pratica, anche se continua a mancare l’appiglio della maniglia sul montante della portiera posteriore che faciliterebbe le fasi di seduta ed uscita. Altro appunto va fatto all’apertura a compasso dei finestrini posteriori, soluzione vantaggiosa sotto il profilo dell’economia industriale ma penalizzante per il comfort dei passeggeri posteriori.
A parziale giustificazione occorre dire che la particolare forma del finestrino in questione non ha consentito l’adozione del classico meccanismo saliscendi e che l’eventuale divisione del vetro in due parti, la cui centrale discendente, avrebbe alterato l’originale design della C4 Cactus.
Ed ora, anche per gli interni il parere tutto al femminile della nostra driver Morena: “Gli interni confermano le promesse del design esterno: quelli della Citroën C4 Cactus danno la piacevole sensazione di trovarsi su un divano, sono comodi e molto originali. Bella l’idea del sedile «king size» anteriore, che senza la leva del cambio permette di muoversi agevolmente nell’abitacolo. Ovviamente, non posso che apprezzare il bagagliaio, capiente abbastanza per riporre le borse dello shopping e quelle della spesa”.
Meccanica
L’auto in prova era mossa da un 1,6 litri diesel da 99 cv con una coppia massima di 254 Nm a 1.750 giri. L’accelerazione da zero a cento è di 10,6 secondi mentre la velocità massima è di 184 km/h.
In frenata di emergenza, pur evidenziando un forte beccheggio, la Cactus si ferma in poco spazio. Inoltre, è disponibile il sistema Start&Stop che si attiva già mentre stiamo per arrestarci completamente, il che influisce positivamente sui consumi: riusciamo infatti a percorrere 16 chilometri/litro in città, 19 a limite autostradale, 21 viaggiando a 110 km/h. Il motore, anche se un po’ vuoto in basso, è comunque elastico quel tanto che dà la possibilità di non dover far spesso ricorso al cambio.
E veniamo al cambio – in questo caso l’automatico ETG6, in realtà un meccanico robotizzato che PSA sta progressivamente pensionando a favore del convertitore di coppia EAT6 – è allo stesso tempo croce e delizia della Cactus: se infatti da un lato libera spazio per il sedile king size anteriore e toglie il pensiero della frizione negli incolonnamenti da traffico cittadino, dall’altro mortifica un po’ il piacere di guida nel misto.
Richiede tempo per imparare ad assecondarlo, attutendo l’effetto «a fisarmonica» delle cambiate, sempre piuttosto macchinose. In compenso, è una soluzione tutto sommato economica (800 euro) per una guida cittadina senza stress. E lo è in quanto a consumi, che con il 1.6 BlueHDi da 100 cv si posizionano tranquillamente vicino ai 18 km al litro nel ciclo misto.
Sicurezza
Per quanto riguarda la sicurezza attiva, la Citroën C4 Cactus non offre particolari dotazioni da segnalare. Tra gli altri optional, si fanno notare il cruise non adattivo, il parcheggio automatico e la retrocamera con linee fisse. Questi ultimi due accessori vengono proposti insieme ad un costo di 900 euro, mentre il pack navigatore costa 600 euro.
Su strada
Il primo aspetto della C4 Cactus che si percepisce una volta in movimento è il suo comfort «alla francese», con delle sospensioni morbide che cullano i passeggeri anche sulle asperità. Si viaggia fluidi, con il motore che sale di giri regolare ed il cambio che fa il suo dovere pur non essendo un fulmine in fase di cambiata; è la lentezza tipica del cambio robotizzato cui si può ovviare riducendo leggermente la pressione sull’acceleratore in fase di cambiata, oppure sfruttando i paddle posti dietro al volante. Il cambio non ha possibilità di essere regolato in una modalità più o meno sportiva, eppure, quando schiacciamo l’acceleratore a fondo in assenza di traffico, le cambiate sono abbastanza veloci. Il problema si manifesta invece nel traffico urbano.
La tenuta è sempre rassicurante anche in appoggio, ma il volante è più progressivo che pronto. Meglio guidarla in relax e progressione, anche quando si decide di sfruttare i 100 cv del suo 1.6 diesel e contare soprattutto sui suoi 254 Nm di coppia, disponibili a meno di 2.000 giri. In questo modo la C4 Cactus garantisce una buona verve, mentre vi farà sembrare lontanissima l’ultima sosta dal benzinaio visto che è in grado di percorrere tranquillamente i 20 km/l in extraurbano. In città siamo intorno ai 17 km/l.
Il climatizzatore automatico è monozona e rinfresca e riscalda con grande rapidità. Come detto viene gestito tramite il display centrale dell’infotainment, con la conseguenza di risultare a volte un po’ macchinoso.
L’impressione della nostra driver Morena è la sintesi efficace del nostro test drive: “La Citroën C4 Cactus mi è piaciuta subito: è comoda, facile da guidare e con tanto spazio a bordo, caratteristiche che noi donne apprezziamo molto. Il cambio automatico è una gran comodità, anche se nel traffico a volte sembra un po’ indeciso”.
[ Andrea Tartaglia ]